Ordinanza anti movida Milano: Painini, “Una stangata alle attività commerciali”

Il Presidente a Tag 24 di Unicusano: “L’atteggiamento del Comune è schizofrenico”

Niente pizza, acqua, gelati e beni alimentari dopo la mezzanotte. Così recita la singolare ordinanza anti-movida redatta dal Comune di Milano, nata per contrastare l’eccessivo flusso di cittadini e turisti in alcuni quartieri della città, accusati di “infastidire” non poco i residenti, tra urla, schiamazzi e alcune volte, risse a cielo aperto.

E’ quanto si legge su Tag 24 by Unicusano.

Il provvedimento, in potenziale arrivo, durerà dal 17 maggio al 4 novembre e vincolerebbe gli esercizi commerciali come ristoranti, gelaterie e bar a permettere il consumo dei propri prodotti solo all’interno della struttura e nel rispetto del vicinato.

Un controsenso, considerando che è proprio grazie alla nascita di molteplici attività, insieme ad un massivo intervento di riqualificazione territoriale, che alcune zone, un tempo degradate, hanno assistito ad una rinascita dell’economia locale.

I negozi diventano inevitabilmente il “capro espiatorio” di una gestione comunale “borderline”, incapace di trovare un sano equilibrio tra il benessere degli abitanti e quello dei professionisti, che rischiano la chiusura dei propri esercizi per i potenziali bassi guadagni futuri.

Tag24 ha intervistato Andrea Painini, presidente Confesercenti Milano e Vicepresidente Confesercenti Lombardia su questa spinosa vicenda.

Presidente, perché un’ordinanza così severa nei confronti delle attività?

Le linee indirizzo del comune di Milano sulla movida sono legate alla produzione di un nuovo regolamento che possa disciplinare le future attività di somministrazione di alimenti e bevande fino alla mezzanotte. Il secondo punto è mettere mano ad un aggiornamento del regolamento di polizia urbana e il terzo è cercare un equilibrio tra gli esercizi imprenditoriali commerciali, l’interesse di avere socialità dei giovani e la tranquillità dei residenti”.

Mentre la criticata ordinanza anti-alcol dell’ex sindaca di Roma, Virginia Raggi, è a tratti comprensibile, non è eccessivo vietare la vendita dei gelati, bottiglie d’acqua e bevande analcoliche dopo la mezzanotte?

“Il dispositivo è generico e confido che possa essere modificato in quanto parla di divieto di somministrazione per asporto di alimenti e bevande. Nel mondo alimentare è compreso il gelato, acqua, bevande alcoliche e analcoliche e bisogna fare una distinzione o qualsiasi prodotto potrebbe far parte dell’ordinanza”.

Le attività potranno svolgere l’attività lavorativa a patto che i clienti restino tassativamente all’interno del locale?

Chi ha uno spazio esterno dal lunedì al venerdì, può tenerlo in attività fino a mezzanotte e mezza, per riaprire alle 6 del mattino. Sabato e domenica è consentita la somministrazione di cibi e bevande, e le persone possono sostare all’esterno fino all’una e mezza di notte. Sono tutte quelle concessioni in deroga applicate durante il periodo covid di utilizzo di spazi pubblici, ovvero pagando occupazione di suolo pubblico e allestendolo con tavolini e sedie”.

E questa situazione crea disagio ai residenti?

Il casus belli a mio parere, è la sentenza della Corte di cassazione dell’anno scorso, che ha condannato il comune di Brescia a pagare ai cittadini un risarcimento danni, in quanto hanno denunciato schiamazzi e problematiche relative alla movida nelle loro zone, generati da una eccessiva frequentazione urbana. Il Comune ha versato 50.000 euro per danni biologici ai cittadini bresciani, una sentenza da “esempio” a tante altre città…

Già il Covid ha dato una bella “stangata” ai commercianti e tantissime attività hanno chiuso definitivamente. Questa ordinanza potrebbe segnare un secondo e tragico colpo all’economia degli imprenditori, compresa la perdita del lavoro per camerieri e dipendenti?

Sì, si tratta di una stangata, l’atteggiamento del Comune di Milano con questa ordinanza è schizofrenico. Da una parte ha permesso che le attività commerciali recepissero più clientela, dall’altra “a mezzanotte devi andare via” e questa cosa per noi è inaccettabile. Il problema non è rispettare le regole, ma chi le controlla. I clienti costretti ad abbandonare i locali si troveranno comunque a consumare in altri punti della pubblica via”.

Anche a lei questa situazione ricorda quanto accaduto durante la “zona rossa”?  Sembra quasi che il comune stia dicendo ai cittadini di restare in casa.

Sì, ho provato una sensazione di déjà vu. Il controsenso è che una persona non può comprare alcolici in un bar ma può tranquillamente acquistarli ad un supermercato. Oppure con un’app puoi richiedere un superalcolico ovunque ci si trovi. Le attività commerciali si sono trasformate nel “capro espiatorio” a Milano, e i negozi sono i maggiori vettori dell’economia della città”.

Tantissime persone giustamente lavorano e il weekend è il loro unico momento di svago. Se questa ordinanza diventasse ufficiale, cosa dovrebbero fare? Restare direttamente a casa?

Da un lato dico con piacere che Milano è una città attrattiva, anche fin troppo e capisco le necessità dei residenti di riposo, però ci vogliono altri strumenti per risolvere la situazione che sono: una maggiore elasticità nei confronti degli orari e prolungare di un’ora il lavoro dei ristoratori. Ciò permetterebbe di trovare un equilibrio che accontenti tutti. Il problema principale è che non ci sono abbastanza forze di polizia sul territorio. Quantomeno la presenza delle divise aiuterebbe ad ottenere più ordine e disciplina”.

Presidente, lei parla di “trovare un equilibrio” che giustamente accontenti tutti. Oltre le forze di polizia, chi potrebbe collaborare e rendere più “serena” l’attività di controllo da eventuali schiamazzi e rumori eccessivi?

Le cito il caso di Pordenone. Con l’aiuto di steward privati, in qualche modo si agevolerebbe il deflusso che può nascere sulla strada. Se le persone non posso acquistare l’alcol nei locali, potrebbero acquistarli in contenuto massivo ai supermercati e successivamente bivaccare sul suolo pubblico. Il “sottile limite” tra la soglia del negozio e la piazza chi è che lo definisce?

Ci sono tantissime attività in tutta Italia che lavorano di notte, prendiamo ad esempio le cornetterie. Molti di questi bar sono piccoli, con lunghe file e poco spazio. I clienti sono spesso costretti a mangiare fuori dal negozio alle 3-4 del mattino. Questo potrebbe decretare la chiusura di alcune tipologie di locali?

“Questo è il frutto dell’eccessiva gentrificazione, troppe persone e locali in determinati luoghi e questo inesorabilmente porta a dei flussi enormi. Le strade sono molto strette, eccessivi schiamazzi, bivacchi e l’inquinamento a causa dei rifiuti è all’ennesima potenza. Il rischio è che alcuni luoghi famosi per la loro vivacità diventino simboli di “mala movida” come, ad esempio, Corso Como che spesso sale alla ribalta delle cronache per spaccio, furti e violenze”.

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